Lei insiste molto sull’impegno della Messa domenicale, che è un precetto della Chiesa da osservare;  con le tante situazioni che vive una  famiglia oggi,  mia moglie ed io ci chiediamo, anche per un insegnamento ai nostri figli:  il precetto festivo è sempre d’obbligo e chi non lo osserva può fare la comunione oppure no?  L.S.

Caro L. S. grazie per la domanda che spesso mi sento rivolgere. La messa domenicale è un “precetto generale” della Chiesa; esso ha radici antichissime che risalgono ai tempi apostolici. Non è un peso ulteriore sulle spalle dei fedeli ma risponde ad un’esigenza interna della vita ecclesiale: la Chiesa è popolo di Dio; ora un popolo in cui non vi siano o siano venuti del tutto meno dei legami reciproci e dei segni di appartenenza  non è più un popolo: è una massa anonima e disarticolata. C’è un motivo ancora più attuale per il singolo credente: vivere la propria fede  in una società come la nostra in cui credere è andare decisamente contro la corrente culturale dominante e diffusa capillarmente in tutti i mezzi della comunicazione sociale. Tutto porterebbe a lasciar morire di inedia in modo pacifico  ed inavvertito la fede stessa. Come è possibile continuare a credere sul serio se si abbandona perfino questo residuo incontro settimanale con la parola di Dio, con il Corpo e Sangue di Cristo, con una  qualche partecipazione attiva alla vita della Chiesa? Questo è Il senso del precetto: la disobbedienza gravemente colpevole (il peccato) è soprattutto di chi volutamente e con un certo disprezzo trascura in modo sistematico -  o quasi -  di vivere il precetto stesso. In chi invece perde la Messa domenicale in modo occasionale o per una causa ragionevole, non si verifica una  colpa grave di cui necessariamente occorre accusarsi in confessione prima di fare la comunione. In conclusione: la gravità della  colpa è data, prima che dalla trasgressione materiale del precetto, dal minimizzare o trascurare lo scopo del precetto, della Chiesa e dei valori che essa annuncia; penso che questo tempo quaresimale sia più che opportuno per riesaminare anche questo aspetto della nostra vita di credenti.

Saluti, p. Nicola