Durante la Celebrazione eucaristica di venerdì 27 maggio, alle ore 18:00 è stato amministrato il sacramento dell’Unzione degli infermi. Questo sacramento non è un sacramento della paura, ma dell’incontro del Cristo pasquale con la persona anziana o ammalata.

Scrive il nostro San Giacomo (O “San Jacopo” alla toscana):

14Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. 15 E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. 16Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza.

Giacomo 5,14-16

Il Sacramento dell’Unzione degli infermi viene conferito infatti a chi o per età o malattia chiede di poter affrontare la prova della vita con la forza di Dio. La Chiesa fin dalle origini ha sempre avuto particolare premura per i malati e come in tutti i sacramenti la preghiera è accompagnata da un segno: l’unzione con l’olio. Anticamente l’olio era usato per lenire il dolore delle ferite, esso dunque è un simbolo appropriato per la guarigione richiesta. La Chiesa, in sostanza, continua l’opera di Gesù che guariva i malati e perdonava i loro peccati.

 

Il rito dell’Unzione degli infermi quindi si colloca dentro la cura pastorale non dei moribondi, ma degli anziani e dei malati ed è un’attività tutt’altro che marginale in quanto riguarda l’uomo in uno stato di salute precaria e può rendergli più facile l’incontro con Colui che ha detto: “Non sono venuto per i sani, ma per i malati”  (Mc. 2,17).

Questo sacramento conferisce alla persona che ne fa richiesta la grazia per la sua salvezza, lo fa sentire rinfrancato della fiducia in Dio, ottenendo forze nuove contro le tentazioni del maligno e l’ansietà della morte; egli può così non solo sopportare validamente il male, ma combatterlo e conseguire anche la salute qualora ne derivasse un vantaggio per la sua salvezza spirituale; il sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale cristiano.

Quindi per cominciare a cambiare prospettiva quando parliamo di questo sacramento facciamo attenzione a non usare “mai” la definizione “estrema unzione”, ma più esattamente: Unzione degli infermi. La paura non mantiene in vita e questo sacramento non fa morire, ma attraverso la fede permette a Gesù di incontrarsi con ogni malato. Il Signore infatti oltre ad offrire alla scienza medica e chirurgica la possibilità di curare le persone ammalate, ha pensato bene di offrire loro, nei segni sacramentali, la Sua stessa presenza come conforto, fiducia, perdono, sostegno, comunione, serenità, guarigione, pace e salvezza, perché Lui è il Signore della vita.  “Credi tu questo?” (Gv. 11,26).