Tratto da "Avvenire" di martedì 25 ottobre 2016 (autore Riccardo Maccioni)

Ecco le regole della Chiesa

Meglio la sepoltura, no alla conservazione delle ceneri in casa o alla loro dispersione nell’aria, in terra o in acqua. Lo ribadisce una nuova istruzione vaticana sulla cremazione. Meglio la sepoltura perché esprime «una maggiore stima verso i defunti», tuttavia la cremazione non è vietata. «A meno che questa non sia scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana». No alla dispersione delle ceneri o alla loro conservazione in un luogo non sacro.

Meglio la sepoltura

Nell’istruzione Ad resurgendum cum Christo (Per risuscitare con Cristo) pubblicata con l’approvazione del Papa e presentata oggi, la Congregazione per la dottrina della fede ribadisce quanto già stabilito dall’allora Sant’Uffizio nel 1963 e poi recepito nel Codice di Diritto canonico (1983) e nel Codice dei canoni delle Chiese Orientali (1990). Occorre cioè mantenere la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli», ma la cremazione non è «di per sé contraria alla religione cristiana» sempre che non sia voluta «come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa».

Serve chiarezza

Il testo reso noto oggi, firmato dal cardinale prefetto per la dottrina della fede Gerhard Müller e dal segretario, l’arcivescovo Luis F. Ladaria, ribadisce dunque concetti, indicazioni già noti ma per così dire li aggiorna. Nel ricordare che seppellire i morti è anche un’opera di misericordia e che l’inumazione resta «la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nelle risurrezione corporale» si prende atto che la situazione, che le abitudini stanno cambiando e che la scelta di farsi cremare cresce anche tra i credenti. Tante le motivazioni, da presunte ragioni di carattere igienico al più banale desiderio di non creare ingombri o disagi ai parenti. Di qui la necessità di fare il più possibile chiarezza.

Le ceneri al cimitero non a casa

Così, sempre nel caso in cui la cremazione sia scelta con motivazioni legittime, «le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo». L’accesso al luogo sacro infatti facilita la preghiera e il ricordo dei parenti e inoltre riduce il rischio di «dimenticanze o mancanza di rispetto, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose».

Anche per questo «la conservazione domestica non è consentita» salvo circostanze gravi ed eccezionali vagliate dal vescovo locale in accordo con la Conferenza episcopale o il Sinodo dei vescovi delle Chiese orientali. Tuttavia, si precisa, «le ceneri non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione».

No alla dispersione delle ceneri

Ma l’istruzione vaticana prende atto anche della prassi, piuttosto in voga tra vip reali o presunti, della dispersione delle ceneri o della conservazione illegittima di ciò che resta di un proprio caro. «Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista – recita in proposito il punto 7 –, non è permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo» né la loro trasformazioni «in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti». Gesto oltretutto che non può essere giustificato con «ragioni igieniche, sociali o economiche».

Perché no alle esequie

In ogni caso, comunque, qualora il defunto abbia disposto la cremazionee la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, «si devono negare le esequie», il funerale cattolico.