Sono un papà che accompagna la figlia alla catechesi del sabato. L’ultima volta ha spiegato che si deve pregare con le mani giunte. Sul perché bisogna farlo vorrei dicesse qualcosa di più. Grazie per la risposta. (L.G.) 

Caro L.G. lasciamo perdere il verbo “bisogna”, fa pensare ad un obbligo, a qualcosa di imposto. Occorre capire: se uno tiene le mani dietro la schiena o nelle tasche non sappiamo che intenzioni ha. Potrebbe avere un bastone o una pistola. Se uno ti viene incontro con le mani giunte tu sai che è disarmato. Nella preghiera le mani giunte esprimono questo sentimento: “Signore io mi metto davanti a te disarmato, senza difese, perché mi fido di te e sono pronto ad accoglierti senza paura”. Le mani giunte sono consigliate nei momenti di preghiera particolarmente intensi come durante la Messa. Ad esempio quello della consacrazione o della comunione. Il significato delle mani giunte diventa più forte quando ci si mette in ginocchio. Infatti, chi fa così dimezzando la sua statura esprime la volontà di riconoscersi piccolo e quindi di non voler combattere e lottare. Nella preghiera mettersi in ginocchio significa: “Signore io sono piccolo tu sei grande e puoi aiutarmi”.

Un altro gesto molto bello e significativo nel pregare è alzare le mani verso l’alto come quello del bambino che vuol farsi prendere in braccio o nel gesto del “mani in alto!”. Si riconosce la grandezza del Signore dichiarando di essere pronti a fare quello che lui ci chiede oppure di avere bisogno della sua forza e del suo calore. Le mani ci danno un aiuto nel pregare anche quando le mettiamo rivolte verso l’alto come quelle del povero che chiede l’elemosina. Ci ricordano che abbiamo un urgente bisogno dell’aiuto del Signore.

Insomma: pregando con tutto quello che siamo, corpo e spirito, corriamo meno il rischio di non pensare a quello che stiamo facendo o dicendo. Provi! Prima preghi, caro L.G., steso sulla sedia magari “stravaccato”, poi con le mani atteggiate nel gesto che esprime meglio i suoi sentimenti del momento. Provi a riscrivermi e a dirmi se ha capito o no la differenza. Un caro saluto, p. Nicola.