Accanimento terapeutico
Qual è la differenza rispetto all’eutanasia e cosa significa sedazione profonda*
di Margherita De Bac
Che cos’è l’accanimento terapeutico?
È l’uso sproporzionato di mezzi terapeutici che non danno beneficio al paziente né sul piano delle prospettive di guarigione né sul controllo e il miglioramento dei sintomi. Farmaci e tecnologie oggi permettono di prolungare la vita anche quando non c’è ragionevole speranza di far regredire la malattia. Dunque il rischio di esagerare nelle cure è aumentato di pari passo con i progressi della scienza.
La sospensione dell’accanimento terapeutico è eutanasia?
No, la rinuncia all’uso di terapie sproporzionate lascia che la malattia faccia il suo corso e consegna il paziente alla naturalità degli eventi. Eutanasia significa invece interrompere la vita volontariamente con mezzi passivi (distacco della spina) o attivi (somministrazione veleno).
La posizione espressa da Francesco è una svolta?
Il Papa ha riaffermato principi sempre espressi con chiarezza dal Magistero. Nel 1956 Pio XII agli anestesisti che gli chiesero fino a che punto fosse lecito insistere con i trattamenti rispose che, se inefficaci, bisognava rinunciarvi. Parlò anche di sedazione profonda (che interferisce con il respiro) dichiarandone la liceità in quanto mezzo per eliminare il dolore.
Quali documenti hanno ribadito questa linea?
La richiamò nel 1980 la Dichiarazione della Congregazione della Fede, massimo custode della tradizione morale della Chiesa. Nessuno è obbligato a continuare trattamenti non efficaci che procurano ulteriore sofferenza e questo vale per pazienti e medici che non sono in contrapposizione. Lo stop ai trattamenti futili è inoltre un passaggio della nuova Carta degli operatori sanitari, aggiornata quest’anno.
A che punto è la legge sul testamento biologico?
Approvata dalla Camera il 20 aprile, attende di essere discussa in Senato. Le dimissioni da relatrice Emilia De Biasi, presidente della Commissione Sanità. I capigruppo devono decidere quando andare in aula.
Cosa prevede?
Il medico è tenuto al rispetto delle disposizioni anticipate di trattamento. Viene affrontato anche il tema della terapia del dolore. C’è il divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e il rispetto della dignità nella fase finale della vita. Se il paziente è con prognosi infausta a breve termine o in imminenza di morte, il medico deve evitare cure inutili o sproporzionate. Può invece ricorrere alla sedazione palliativa profonda.
*Dal sito on-line del Corriere della sera del 17-11-2017
(Hanno risposto alle domande del «Corriere» Antonio Spagnolo, direttore istituto di bioetica dell’università Cattolica Gemelli, e Cinzia Caporale, membro del Comitato nazionale di bioetica).