Il periodo dell’Avvento è un piccolo viaggio della speranza. Vivere l’Avvento vuol dire imparare a cogliere i piccoli “germogli” di speranza che sono in noi e attorno a noi, adesso, oggi. Una delle parole che sentiremo spesso in queste settimane è “l’attesa”. Quale può essere il significato di questo invito ad attendere? Per Gesù l’attesa è uno stile di vita, è un atteggiamento, un modo di interpretare tutta la vita. «State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in affanni …». C’è sempre per tutti il pericolo di addormentarsi. Di essere presi dalla paura. Di non accorgerci di quello che ci sta accadendo intorno. Gesù ci invita a non fermarci a guardare avanti a non sentirci soli, ma a scoprire il “Dio che viene oggi” attraverso tanti piccoli segni di speranza.
Il Dio del Vangelo è un Dio che mi si fa vicino nei piccoli gesti quotidiani: nel sorriso di una persona, nella disponibilità di uno che ti ascolta, nella gentilezza di uno sconosciuto che incontri per caso. Noi spesso cerchiamo segni straordinari, chiediamo a Dio miracoli. E non ci accorgiamo che il “Dio della speranza” viene a noi sotto forma di un incontro, di una telefonata, di un amico/a, di un sms, di una parola letta in un libro, di una canzone ascoltata alla radio.
Ma l’Avvento ha anche un altro messaggio molto originale. Non siamo noi che dobbiamo cercare Dio. Prima di cercare Dio, dobbiamo lasciarci cercare da lui. Se vuoi incontrare Dio nell’altro, nella natura, nella vita, prima lo devi accogliere dentro di te. In ognuno di noi c’è un “piccolo grembo di speranza”. La filosofa Simone Weil diceva: “Dio non lo si cerca, lo si attende”.
Buon Avvento a nome mio e dei confratelli Oblati di Pisa
P. Nicola